Le torri gemelle

cinq et quarante degrez ciel bruslera
feu approcher de la gran cité neve
istant grand flamme esparse sautera quand
on voudra des normans faire preuve

(Nostradamus)
Fuoco color oro visto dal cielo
sulla terra, lanciato da una
nave aerea creerà stupore
spettacolo di morte
grande strage umana
la città a quarantacinque gradi
distrutta dal fuoco.

Nel mese di settembre
non lontano dall’anno duemila
nella nuova città degli inglesi
i dardi dal cielo compiranno
la loro duplice devastazione
santi simulacri bruciati in ardente torcia
parla la Morte: grande esecuzione.

Di fuoco volante la macchinazione
nella città di dio ci sarà un
incredibile tuono ed i due fratelli
saranno separati dal caos,
un terremoto di fuoco dal centro del mondo
causerà lo scuotimento delle due torri
nella nuova città, giochi d’ecatombe.

Chi era entrato uscirà solo per la tomba
due carri di fuoco volanti
bruceranno nel cielo, segno di strage
dal gran nemico dell’umano genere.

(Nostradamus, liberamente tratto)

LE TORRI GEMELLE

Il signore malvagio cammina inquieto nella sua casa: la Casa dei Morti. Gli occhi lampeggiano sinistri illuminando anche i suoi tirati lineamenti canini del volto, le lunghe orecchie vibrano e l’immensa aula rimbomba di questa vibrazione.
Il dio è adirato, l’uomo quella anormale creatura dei pianeti Terra sta compiendo un atto sciocco e sacrilego degno della sua immane superbia. “A tua immagine e somiglianza l’hai voluto” gli sussurra la voce interiore dello scarso buonsenso ma lui superiore a tutto volutamente l’ignora.
Il dio malvagio, signore della Casa dei Morti ogni volta che osserva l’uomo, s’inquieta, questi stupidi esseri autonomamente evolutisi dalla sua creazione sono ormai sfuggiti ad ogni controllo: molti adorano altri dei come se non fosse stato lui a crearli, mescolano le razze che lui aveva voluto divise. Adesso sui vari piani stanno costruendo due torri per innalzarsi fino a lui. Il dio malvagio dal volto canino è adirato quanto non mai e nelle sue immense aule scaglia ogni ricordo nelle pareti, infrangendolo.
Gli angeli neri, i suoi oppressi si sono da tempo rifugiati nei labirintici sotterranei dell’enorme eremo, solo il suo servo fedele, tremante lo segue ai suoi ordini. Ed il signore s’aggira ululando nella sua Casa dei Morti.
Che qualcosa non vada ci se ne accorge pure all’altra estremità dei luoghi creati, all’altro lato dei Mondi di Mezzo, ove ad una distanza non calcolabile da mente umana sorge la Casa della Vita abitata dal suo signore fin troppo affaccendato normalmente in questioni banali, ma per lui, e forse per l’intero esistente, essenziali, quali il bello, l’estetica, la danza, la poetica, i profumi, gli orgasmi……
Tutto questo ed altro ancora fa parte dei suoi studi e delle sue attività quotidiane.
Ma il dio signore della Casa della Vita si è accorto che una leggera onda nera sta attraversando l’infinito, una vibrazione infernale lanciata dal suo eterno antagonista, lo stupido e malvagio cane che dimora nella Casa dei Morti all’altro estremo dei creati, oltre i Mondi di Mezzo.
Nella Casa dei Morti, nelle sue stanze tetre, l’abominio dalla testa di cane, che è il suo abitante e signore scruta malevolo l’ultima costruzione degli uomini.
Nella Mesopotamia sulle rive dell’Eufrate, gli abitanti di Babilonia, la città fondata dal re Sargon di Accad, attraversando il portale che li mena avanti nelle Terre di Mezzo, hanno consentito ai cittadini di Sennaar di progettare due costruzioni, due torri gemelle che s’innalzano fino a toccare i cieli. Per erigerle hanno lavorato genti provenienti da ogni parti dei mondi e le due costruzioni si stagliano nel cielo in molte delle Terre di Mezzo, cambiano le forme ed i luoghi, ma l’unico progetto sta andando avanti. Vogliono coi loro fragili manufatti sfidare la sua supremazia e snidarlo dalla Casa dei Morti. Progetto impossibile e assurdo, ma soprattutto blasfemo nella sua ideazione.
In uno dei Mondi di Mezzo una delle torri già tocca il cielo che in questo mondo è di luminosa roccia e gli uomini già hanno iniziato a perforare la volta del loro mondo, chiamando schiere di minatori. Perché meravigliarsi? Altri hanno descritto mondi in cui “il mare è sospeso sulla volta, mondi costruiti in modo che avvicinandosi da qualsivoglia direzione, si ha l’impressione che manchi completamente di terre emerse. Ma se qualcuno discendesse al disotto del mare che lo circonda, emergerebbe dalla parte inferiore delle acque ed entrerebbe nell’atmosfera del pianeta, scendendo ancora giungerebbe fino alla terra ferma. Attraversandola arriverebbe ad altre distese d’acqua; acque che lambiscono delle terre che si trovano sotto il mare sospeso nel cielo. L’oceano scorre a centinaia di metri d’altezza. Pesci luminosi vi nuotano dando l’idea di costellazioni in movimento: e sulla terra al di sotto ogni cosa risplende.
Si è detto che un mondo come questo, con un mare come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente chi ha fatto questa affermazione si è sbagliato: ammettendo l’infinito, il resto è automatico.”
Dunque anche altri hanno parlato di mondi cavi, sotto la crosta uniforme pulsa un mondo luminoso, vivo e vitale. Si è detto che anche un mondo come questo, con la roccia come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente anche chi ha fatto questa affermazione si è sbagliato: ammettendo l’infinito, il resto come è già stato detto, è automatico.
Il cane, signore della Casa dei Morti è pervaso dall’ira anche se sa che le due torri gemelle di Babele presto saranno da lui distrutte: le osserva attentamente per godere ancor di più nel loro crollo che si estende nello spazio e nei tempi.
Giunsero da tutti i mondi per edificarle, in qualche luogo non sono ancora terminate, ma già nei piani ultimati sono abitate da esseri dalle molteplici lingue, e da questi comunicano con le loro realtà, ognuna nel suo tempo e nel suo pianeta, e da qui dirigono e comandano, mentre dagli apici s’aspira a raggiungerlo. Le distanze per questi abitanti dell’aria più non sussistono, le loro voci si spargono ovunque, ed anche il tempo è stato frantumato sin dall’inizio dell’opera: ora esistono contemporaneamente in vari mondi ed in vari tempi. I costruttori di Babele furono sicuramente geniali.
E il cane, signore della Casa dei Morti, osserva quale dio malvagio il branco di babilonesi superbi ed infedeli che ostentano la loro opulenza, si sentono piccoli dei loro stessi o adorano gli altri dei non lui che gli fu creatore. Adorano pure, massima infamia! l’abitante della Casa della Vita, il suo eterno oppositore ed antagonista, che vigila all’altra estremità dei Mondi di Mezzo che esistono solo grazie a questo equilibrio.
Due enormi carri di fuoco sono allestiti nella Casa dei Morti dal servitore del cane, sono guidati da fedeli già morti e all’interno dei carri da altri esseri rianimati a caso prelevati nelle cripte della Casa e da alcuni demoni inferiori a garanzia che la distruzione avvenga totale.
Ed ad un cenno del cane il suo servo lancia i due carri che partono attraversando il vuoto e s’immergono negli spazi dei Mondi di Mezzo: si dividono quanti sono i mondi da colpire, individuano i due obiettivi e prima uno, poi l’altro si schiantano contro le torri brulicanti di vita.
Il signore della Casa dei Morti osserva la riproduzione olografica multipla del suo attacco infernale: attraverso i vari piani temporali i due carri mutano forma, per un attimo sono come siluri per meglio penetrare l’atmosfera d’acqua, ed ancor più affusolati per perforare quella di roccia. I carri si mutano anche in grandi uccelli meccanici carichi di distruzione e di morte e leggiadri volteggiano attorno alle torri mentre musiche d’organi accompagnano il ballo di morte nelle aule della Casa dei
Morti ed il cane danza in preda ad un’ossessione parossistica di vittoria e prepara le aule che accoglieranno i nuovi arrivati nella sua casa e li congeleranno per l’eternità sotto i suoi appartamenti. Guarda e riguarda più volte le scene multiple che si sovrappongono ai lampi di paura e di dolore e d’incredulità degli stupidi mortali.
Gli occupanti delle torri, nei vari mondi e nelle varie epoche, che non si capiscono con le loro svariate lingue, si rovesciano fuori dei loro abitacoli o attendono seduti la morte. Imboccano le rampe delle scale o precipitano nei vani divenuti abissi degli ascensori, bruciano mentre il fuoco liquido invade le due torri. Solo alcuni riescono a fuggire dalle trappole, molti muoiono bloccati nei piani più alti poi tutti vengono raggiunti dal crollo delle torri che una ad una collassano e molti non riescono più ad imboccare le giuste uscite. Ed il cane riguarda le sequenze all’indietro e le fiamme e l’impatto sia dei carri di fuoco che degli uccelli di metallo e poi le fiamme ed ancora il collasso della prima e poi della seconda torre e gli uomini che gridano dalle strette finestre intrappolati nella loro amara sorte o che volano come angeli caduti spiaccicandosi sull’asfalto delle strade ormai simili a campi da battaglia e la musica ossessiva e le sequenze ritmate armoniche perfette, la nuvola di fumo, la polvere… orgasmi multipli colgono il cane, maledetto, infernale, signore della Casa della Morte.
Poi si sdraia soddisfatto, dopo tanto tempo si sente appagato, è supino sul proprio letto felice d’aver compiuto un atto per lui giusto nei confronti dei superbi babilonesi e mentalmente rivede i corpi mentre esplodono o bruciano o volano nel vuoto o sono calpestati fino alla loro fine o schiacciati dalle macerie.
Dall’altro lato degli universi, oltre i Mondi di Mezzo, il dio che abita la Casa della Vita osserva con occhio ben diverso le stesse scene che si stanno svolgendo sulle Terre di Mezzo nei vari luoghi e tempi. I due carri infuocati che portano morte e dolore e distruzione. Tutta l’intera Casa della Vita è turbata da questo atto di pura malvagità compiuto dall’antagonista, dal cane. Il Signore che l’abita si rivolge a Tifone perché s’adoperi a ristabilire i bilanciamenti: i Mondi di Mezzo esistono solo se le due case stanno in equilibrio. Tifone comprende ed orgoglioso del proprio incarico vola verso i Mondi di Mezzo, questa volta il cane che abita la Casa di Morte s’è spinto troppo innanzi.
Il cane intanto si rivolge al suo fido servitore, un essere che un tempo fu un uomo, ma ora che da migliaia d’anni fedelmente lo serve non sa più neppure lui se è un demone o qualcosa d’altro. Si rivolge al servo, l’unico che non s’era rifugiato nelle segrete della Casa, e gli chiede di portare danti a lui le schiere dei babilonesi uccisi.
Il servo fa un cenno con la testa e scende nelle aule dei morti, col suo magico bastone richiama al movimento coloro che sono appena giunti immoti e gli intima di seguirlo: “l’uomo li guida: Guida i morti che ha richiamato al movimento, e loro lo seguono. Lo seguono lungo corridoi, gallerie e saloni, su per ampie scale diritte, e giù per strette scale a chiocciola, giungendo infine nella grande Sala dei Morti, ove il signore giudica. Siede su un trono di pietra nera levigata; alla sua destra ed alla sua sinistra, in due bracieri di metallo ardono alte fiamme. Su ognuno dei duecento pilastri che circondano la grande sala, brilla una torcia, il fumo denso s’avvolge a spirale verso l’alto soffitto e diviene parte della grigia nube spiraliforme che lo ricopre.”
Immobile e finalmente soddisfatto il cane guarda colui che fu un uomo giungere nella sala seguito da diecine di migliaia di umani silenziosi. I suoi occhi lo fissano approvanti, rossi come rubini, abbassa poi il nero muso su cui spiccano le zanne abbaglianti. La vita, se questa è vita, continua a scorrere nell’oscurità della Casa dei Morti, il cane è ignaro che Tifone, il vendicatore, s’avvicina sempre più alla sua dimora.

Vittorio Baccelli – (in corsivo nel testo passi di R.Zelazny)

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