Machu Picchu
Fu proprio salendo su per la gola del rio Urubamba, con i muli e un contadino, che Hiram Bingham scoprì questa città perduta di Machu Picchu; in vero cercava Vilcabamba, ultima capitale del regno inca, ma si dovette accontentare di questo che ormai è considerato uno dei siti archeologici più belli al mondo. Oggi si parte da Cuzco in trenino, o ferrocarril, e si scende ad Aguas Calientes, un bel paese con alberghi e buoni ristoranti oltre ad un variopinto mercato. Da qui gli ultimi 20km. si fanno con comodi bus ma per i duri, gli sportivi, c’è il “camino inca”, il sentiero antico che porta ai 2600 mt. della città perduta. Entrando alla biglietteria la ragazza in inglese mi disse “sir,ti serve una guida?”, portava il giubbetto con scritto “guia” ed io sorridendo le risposi “grazie amica, ma io sono la guida!”. Dopo due o trecento metri apparve il sito, annunciato dalle migliaia di scatti delle fotocamere digitali e da effusioni, baci, carezze; sì quassù tutti si amano, di fronte al bello, al creato, all’ingegno dell’uomo. Eppure in Perù esistono siti di maggior interesse esoterico, storico, archeologico, come Nazca, Ica, Il Sacsahuaman, siti che probabilmente segnalano la presenza di una parte della storia sconosciuta, ma questo è considerato uno dei posti più belli al mondo, una cartolina della bellezza assoluta. Machu Picchu è una delle più belle meraviglie del mondo ed è il biglietto da visita turistico non solo del Perù ma di tutto il Sudamerica. Il verde bottiglia intenso della foresta tropicale si staglia contro il grigio quasi lucente delle costruzioni incas, mentre sotto di 400 mt., l’Urubamba sembra un serpente che striscia ai piedi di un gigante. Se il cielo è azzurro terso in pochi minuti può diventare scuro di nubi e si ha l’impressione che alzando un braccio si possa afferrarne una, tanto sono basse e vicine. I “puri” dicono che questo spettacolo è niente di fronte al momento magico dell’alba, quando il sole fa il suo ingresso qui, fra le montagne andine. Lasciate le guide, tanto ne sapevo quanto loro, qualcuno mi chiamò per delle foto, altri mi chiesero di storia; tutta gente seria, simpatica, acculturata, tante belle ragazze, brasiliane, argentine, americane, tante europee, tutti con i loro libri e le loro guide. Forse Pachacuti il “sommo” imperatore fece erigere questo luogo di studi e religione, però il tutto benché recente (1450) è avvolto nel mistero, nel magico percorso storico delle Ande basse che racchiusero la più grande delle civiltà precolombiane.Intorno alle 3 i 1500 turisti si diressero verso i bus ed il pranzo, anche io detti un’ ultimo sguardo al luogo, sognando la mia bellissima ragazza lasciata lassù, nel calore dell’Amazzonia.Il bus iniziò a scendere inseguito, per le scalette dei tornanti, da un bambino simpaticissimo e urlante, vestito da guerriero inca. Al ponte in fondo, il bus si fermò e salì tutto sudato il bambino che protese la mano per chiedere; dai miei conti fece più di 10 dollari, erano tutti sorridenti e di buon umore i turisti. Nessuno d’altronde avrebbe potuto negare 1 dollaro all’ultimo dei guerrieri incas, all’ultimo dei signori delle Ande, nessuno poteva negare qualcosa ad un figlio del dio “Inti”.
Enero 2007, ande peruviane
LUIGI CARDARELLI