Ho ricordi come ruote che mordono l’orlo dei pensieri.
E’ una strada in salita tra filastrocche antiche,
la testa appoggiata al grembo di una madre dolente,
dentro al cuore alberi e cespugli schiacciati.
Usciva allora Delia dagli occhi color luna piena
ad allenarmi al riso, a scrollare il pianto.
Sopra di noi il cielo era volato via, immemore
delle preghiere appese alte, anime commoventi.
Era pesante il dono dei suoi occhi socchiusi,
piccoli e ballerini.
Uno scroscio di risa cresceva.
Inghiottivo vampe di calore e desiderio,
una forza invisibile a molestarmi dentro,
un sacrificio delle mani tra i suoi fianchi tesi.
L’ombra delle nuvole,foglie di rovo sparpagliate,
deformava la pulsione nascosta del seno,
sorbivo gocce di acquamarina e la stringevo,
sotto l’occhio del sole stremato mille volte.
Delia era vestita di fiori, tintinnavano chicchi d’uva.
Delia era culla di luce, danzavano le mani tra i capelli.
Delia era seduta lì, invisibile forza che deforma ogni cosa.