La morte del cigno

Eccomi, sono riuscito a scappare, ora entro nel nido che mamma mi preparerà. Mamma ancora non sa che presto la potrò conoscere, anche se il mio papà non se n’accorto, io ora nuoto nel suo grembo, proprio come un bellissimo cigno. Il cuore già mi batte, ma la voglia di vivere, i sentimenti, la mia anima sono nati prima che il cuore si formasse. Ora sono grande come un granello di sabbia, fra qualche giorno crescerò maggiormente, però devo ancora attendere perché mamma sappia che esisto anch’io. Mi piace questo nido, sento il respiro della mamma, sta passando le sue mani sopra di me; ora non le sento più, ma presto lei mi accarezzerà ed io mi accoccolerò sotto il suo palmo. Sentirò il suo calore, chi è che afferma che non sono in grado di percepire il calore del suo corpo? Com’è differente questo mondo, dal mio, ora sono un minuscolo grumo, qualcosa d’insignificante, poi con il tempo io mi svilupperò. Dapprima assumerò le prime caratteristiche morfologiche, quando poi divengono distinguibili ma ancora da perfezionarsi ed evolversi, io sarò libero e autonomo. Sarò dalla fine del secondo mese fino alla nascita un feto. Che cosa succede, mi sento sballottare, che divertimento, sono cullato da questo liquido che mi circonda, ecco ora si è fermato, mi domando: cosa sarà stato quello sballottamento? Bene ora sono stanco. Ritorno a riposare e sicuramente, dopo ci saranno altre ore di novità. Chi mi ha svegliato? Sento delle voci… una è di certo quella della mia mamma. L’altra è certamente la voce simile alla mia. Deve essere…che bello ho un fratello; voglio sentire cosa dice alla mamma: -Mamma, mamma, io non trovo le calze, dove le hai messe?. – Ora è la mamma che gli risponde: – Aspetta che adesso guardo io, ma come fai, a stare in questo casino, metti più ordine nelle tue cose oppure non troverai mai quello che cerchi, hai capito Stefano? Finalmente le ho trovate, Sono queste?. Bene, ti serve nient’altro prima che io vada ad aiutare tua sorella a lavarsi i capelli? -. Stefano dice: – Perché, non può lavarglieli Antonella? Io ho bisogno che tu mi aiuti con il tema, devo ancora formulare se mettere in risalto la figura d’Ulisse, oppure quella del suo cane Argo. Dai, mamma mi aiuti? -. Ecco che ora risponde la mamma: – Sai che Roberta ancora non vuole l’aiuto d’Antonella e nemmeno quella di Diana, quando deve farsi il bagno. Per il tema,io, descrivi il profondo sentimento di fedeltà del cane e scriverei la frustrazione provata da Ulisse al suo ritorno, comunque sono sicura che farai un del componimento. -.
Così io ho anche tre sorelle. Certo che è una bella famiglia la mia, mi domando, come saranno i miei fratelli verso di me. Chissà cosa diranno quando mamma comunicherà che presto io sarò con loro, rideranno oppure salteranno dalla gioia. Sento già le loro voci che vogliono sapere di me, di quando nascerò, se sono un maschietto, oppure una femminuccia, sarà bello stare tutti insieme. Io penso che andremo d’accordo, ma principalmente con mio fratello. Sento i desideri della mamma, di sicuro lei sarà, contenta che io diverrò una compagnia per lui che è molto solo, le mie sorelle gli vogliono bene, ma non hanno gli stessi interessi; non giocano mai a guardie e ladri, loro giocano con le bambole, con la cucina, fingono di essere come mamma, mentre lui si sente escluso. Quasi, quasi, do qualche calcio così lei sente che ci sono e potrà affermagli che presto avrà un fratello, ma ora, non posso ancora dare calci, aspetterò, mi rimetto a dormire. Cosa sta facendo la mamma, perché mi stringe? Mi comprime contro le pareti del nido, cosa le dice il mio papà: – Hai esagerato con i gelati mia cara, vedi che ora non si chiudono questi jeans, stenditi sul letto, ti aiuto io -. Non sono i gelati papi, sono io che formo il gonfiore alla mamma, sento che lei ride, ma io mi trovo in pieno mare moto ed anche schiacciato dai jeans, dai, mamma, levateli, oppure per figlio ti troverai una sardina. Cosa dice ora al mio papà, forse gli dirà di me: – Lo sai che i gelati mi fanno gola, ma non credo che un paio al mese sia la causa di qualche chilo di più. -. Ancora non sa che la causa sono io, ora il mio papà sta osservando: – Penso che tu debba fare della ginnastica, così di sicuro le indosserai in una maniera più ortodossa, quei jeans -. Certo che il mio papà dovrebbe sapere che sono io la causa del gonfiore della mamma. E’ vero che sono riuscito a sfuggirgli, ma è pur sempre il mio papà, come mai non chiede di me alla mamma? No, fermati, sento di nuovo quello sballottamento, però… non è poi tanto male, in fondo è piacevole. La sento parlare, voglio ascoltare: – Dai, Diana scendiamo queste scale più in fretta, la bidella non può aspettarci tutta la mattina, Roberta e Antonella già sono arrivate giù nell’androne, per non parlare di tuo fratello Stefano che già sarà arrivato a scuola da solo, ma perché tu sei così, maledettamente lenta -. Ora so cos’è, questo sballottamento, mamma scende le scale, ed io vado su e giù, poi incomincio a conoscere mia sorella Diana che è una lumaca, si mi sentirò proprio bene con loro, mi divertirò un mondo. Sono però anche triste di lasciare il mio nido, qui io sono nel centro della sua vita, sento i sentimenti. La sento ridere, cantare, anche sognare, sono il suo cucciolotto, pronto per essere protetto dal freddo, dal caldo, protetto ed accarezzato dalle sue mani. Sento l’acqua tiepida scorrerle addosso mentre lei canta gioiosa. La sento serena con i miei fratelli, innamorata quando il mio papà entra in lei e io sono contento di stare qui in questo momento, così potrò amarli anch’io. Si la mia vita qui è molto bella, ma lo sarà altrettanto quando sarò con loro. Io sogno di essere per la mia mamma, un figlio d’oro, sento che lei lo ripete spesso a Stefano, succhierò dal suo seno il latte per diventare presto grande e dirle quanto l’abbia pensata, qui nel mio nido, per guardarla poi sorridere quando le dirò” ti voglio un bene grande quanto il mare. Ringrazierò in oltre, il mio papà per il bellissimo dono che mi ha regalato, nel darmi la vita. Questo mondo fantastico di sentimenti ed ingurgito d’emozione, la vita che ti riscalda dentro, l’oblò del destino che eserciterà la sua benevolenza nel teatro della propria essenza e per questa vita che mi hanno regalato io diventerò il loro figlio d’oro. Crescerò e conoscerò la metamorfosi del bene. Ora però sono stanco, presto sarà un altro giorno da dedicare alla scoperta della mia famiglia. Mi sono svegliato con la musica. E’ così dolce, rilassante per lei. La sento canticchiare, il sangue nelle sue vene è fresco, ossigenato. Io la immagino con il viso come il mio, gli occhi sorridenti, nello sguardo qualcosa di me, anche qualcosa dei miei fratelli. La voce già la conosco e molto dolce con loro, passa le ore ad ascoltarli, ad aiutarli, sono molto contento che lei sia la mia mamma. Noi due andremo molto d’accordo, faremo delle lunghe passeggiate, lei poi mi canterà la ninna nanna ed io accoccolato tra le sue braccia sarò un bellissimo cigno. Un cigno dalle ali di vetro che sfoggia i colori più belli, dai, mamma, quanto tempo deve passare perché tu sappia di me. Ecco la mia sorellina che chiama la mamma. Voglio ascoltare ciò che dice: – Mamma, mamma, sai la maestra mi ha fatto leggere una pagina dal libro di lettura, ha affermato che ho letto bene e che oggi posso anche saltarla -. Ora la mia mamma risponde: – Sono molto fiera di te, Diana, e se proprio la maestra ti ha detto di non leggere, faremo qualcosa di diverso un divertente gioco, io ti racconto una storia e tu la illustrerai con dei disegni colorati -. Pure io, quando sarò in grado di disegnare, dipingerò il suo volto, traccerò il mio nido. Poi potrò anche parlarle di ciò che pensavo di lei, di quando volevo che si accorgesse che c’ero anch’io, qui nel suo grembo. Certo che sarà bello descrivere i miei sentimenti, percepire anche quelli di lei, quanti umori, conosco della mia mamma. Quando il sangue le circola veloce so che è, energicamente in movimento. Quando poi ride è come sentire una fresca e piacevole aria, peccato che non ride spesso quanto vorrei. A volte è triste, quest’umore è percepibile anche quando dormo, lei non lo sa, ma io le dico in quei momenti che è la mamma più ricca, la più bella delle altre, perché dentro di lei cresco io, e credetemi non sono, solo un embrione, io posso veramente sentire, immaginare e soffrire proprio come un individuo che prova dolore; malinconica, gioia e passione. Non posso ancora accarezzarla, oppure baciarla, ma io ho un cuore come ogni altro bambino, un cuore vivo d’emozione. Un cuore malato e triste, ardente e passionale quando lei lo è, così ché, anch’io provo questi sentimenti. Chi afferma che io non sia in grado di provare sensazioni, che non sia una persona, che non sono vivo, che non possiedo un’anima!. Eppure tutti passiamo prima dallo stato fetale a divenire poi uomo. Perché, allora, rinnegare ciò che è così evidente quello che ci distingue dagli animali, che pur essendo un embrione io sono un essere umano con tutti i sentimenti. Ora sento che sono vicino alla mia mamma, altre persone che parlano con lei. Le ho sentite altre volte discorrere con la mia mamma, ma queste persone non le vogliono bene, perché dopo che hanno conversato insieme, quando non si sentono più, lei rimane in uno stato d’agitazione e anch’io ne subisco le conseguenze. Chissà chi sono, e perché non le vogliono bene! . E’ tornato il mio papà, chiede alla mamma qualcosa, voglio ascoltare cosa: Patrizia, dov’è andato Stefano?. Se rientra subito andiamo a pescare al fiume, di sicuro prenderemo qualche trota -. So anche la passione che ha il mio papà per il mare. Si, credo proprio che insieme ci divertiremo tanto. Andremo a pescare, io prenderò per lui trote gigantesche, lui m’insegnerà i trucchi per afferrare tutto ciò che il mare ci offrirà, ed insieme faremo sfoggio della nostra bravura. Lui per me sarà il mio migliore amico. Mi difenderà quando n’avrò bisogno. Giocherà con me e io correrò tra le sue braccia per sentirmi stringere forte, forte. Riderà insieme con me, poi tutte e due andremo dalla mamma per gridarle il bene che le vogliamo. Ora credo proprio che mi ci vuole un piccolo pisolino, più tardi mi divertirò a cullarmi. Forse ho dormito troppo, mi sento stretto, ora mi faccio un po’ di spazio tra questo nido, ma cosa sta succedendo, la mamma si sente male, il mio papà la soccorre. Voglio scoprire, ciò che è accaduto: – Ti senti male? – Le domanda il mio papà. Ora gli risponde la mamma : – Solo un po’ di nausea, l’odore del caffè mi ha dato fastidio, sono già un paio di giorni che percepisco queste sensazioni, Mercoledì, vado dal medico, certamente è questa fastidiosa influenza, la causa -. Lui le dice: – Non andare l’influenza ti passerà, il medico ti darà da prendere solo dei medicinali. Vedi di evitare medicine inutili – Mamma, tu non hai l’influenza, ero io a farmi spazio dentro di te, fai come dice papà, non prendere medicine ti possono fare male ed io non voglio che tu stia male. Ti prometto che non mi muoverò più. Ora sono molto più tranquillo, so che la mia mamma da oggi in poi non soffrirà più con lo stomaco. Però che paura, sembrava che stavo in pieno terremoto, mi sentivo catapultare verso l’esterno, sicuramente lei si sarà sentita come un vero vulcano. Quando verrò al mondo anch’io vorrò sentire la stessa sensazione vulcanica. Ora chissà che cosa sta facendo, sento un ticchettio prolungato, peccato che ancora non posso vedere. Mi piacerebbe sapere che cosa procura quel suono, ora è meglio che imprima questo suono nel mio cervello, così quando starò al di fuori, da questo nido, lo riconoscerò. E’ molto facile questo gioco; mi riesce benissimo fissare nel mio cervello suoni, voci, rumori insoliti. Sono bravo vero, mamma? Si. Sarai contenta di me, già so riconoscere la voce tua e quella dei miei fratelli, riconosco quella di papà e quella della nonna Anna, che vuole tanto bene ai nipotini, tu parli spesso con lei. Lei ti ascolta sempre interessata, domanda sempre di loro, chissà cosa dirà quando saprà di me. E’ entrata Antonella chiede qualcosa alla mamma, ora mi diverto ad origliare: – Cosa stai scrivendo mamma? Un altro racconto? -. Ora quel ticchettio si è fermato, la mia mamma conferma: – Stavo pensando di scrivere un racconto sui misteri dell’occulto. Voglio ambientarlo in un monastero dove la fede cede il posto alle credenze popolari -. Ecco che cos’era quel ticchettio, la mia mamma scrive racconti. Mi sarò addormentato, non sento più il ticchettio, ora sento della musica infernale, non è il ritmo che ascolta la mia mamma, sarà di certo soave per le orecchie di mio fratello, io che musica ascolterò? Già mi vedo, un ragazzo biondo, sdraiato sul letto, giornale illustrato e musica…, studierò e sarò molto amico delle mie sorelle. Antonella è molto seria, discorre con la mamma d’ogni problema; Roberta è sempre silenziosa, lei discorre pochissimo, non chiede mai aiuto alla mamma. Diana invece è molto vivace e terribilmente lenta, vuole sempre l’aiuto della mamma. Poi c’è Stefano, lui è molto scontroso, sempre arrabbiato, non va d’accordo con mamma; lei è triste per lui, lo sente solo, per questo motivo lo vorrebbe coccolare, ma lui con i suoi modi sgarbati l’allontana sempre. Mamma sta passando le mani sul mio nido; cara mammina sento il tuo calore, tu mi stai accarezzando. Molto presto io mi accoccolerò dove passerai la mano, stenderò la mia e ti toccherò tu già saprai di me e mi accarezzerai con tutto il tuo amore. Dirai al mio papà di toccarmi, così anche lui mi trasmetterà il suo calore amorevole. Io la sera scalcerò per giocare con te, tu riderai quando vedrai il mio piccolo piedino che si ferma contro il tuo pancione, e questo gioco che noi faremo ci legherà molto di più, ed io non smetterò mai di ringraziare il mio papà per questo dono meraviglioso che mi ha dato: la vita. L’angioletto Donato mi diceva sempre che una volta scelta la mia famiglia io sarei rimasto contento di quello che mi avrebbero offerto: sorrisi, felicità, sentirmi accettato, e provare quel cerchio di sentimenti, e sensazioni. Poter così finalmente conoscere quel misterioso mondo degli umani. Lui mi mancherà molto, noi non rideremo più assieme, neppure giocheremo e non tireremo più scherzi agli altri angioletti. Che buffo però, chissà cosa ci spinge a voler venire sulla terra come uomo; quando poi lassù noi viviamo felici. Senza emozioni, né preoccupazioni, contenti e né tristi, qui in questo nido ovattato io percepisco tutte le frustrazioni del mondo, eppure non sono dispiaciuto di voler esistere anch’io. In fondo ho trovato un tesoro, ho trovato loro che mi ameranno incondizionatamente. Sto crescendo ogni giorno di più. Sicuramente fra qualche giorno la mamma saprà di me. Però, come lavorano le mie cellule, ognuna di loro si adopera in perfetta sincronia per far di me un piccolo ometto in miniatura. Certo che tutto questo movimento mi rende molto stanco. Tutto nasce magnificamente sano, organi, cellule, vene, cuore, se non sapessi che tutto questo è stato, voluto da Dio, io non ci crederei che possa essere stato solo opera dell’uomo. Chi chiama la mia mamma? Questa voce appartiene a Roberta, voglio sentire cosa le chiede: – Mamma, la mia compagna Sara, ha affermato che ci ha portato la cicogna, come faceva ha sapere che tu volevi una bimba? -. Allora quando nasciamo, non ricordiamo da dove siamo venuti. Peccato, volevo tanto poterti dire ciò che provavo qua dentro, se non ricorderò… tu cosa mi risponderai?. Voglio sentire la tua opinione: – Tu pensi davvero che ti abbia portato la cicogna? No, io e babbo abbiamo voluto che tu nascessi tanto tempo fa, se non fosse stato che io e lui non ci volevamo bene, tu non saresti mai nata. Tu sei frutto come i tuoi fratelli, del nostro amore e non della cicogna. -. Anche a me dirai così? Chissà poi perché affermano che ci porta la cicogna. Bene è meglio che ora mi metta a dormire. Mamma sta parlando con il mio papà, gli sta dicendo quello che gli ha detto Roberta, ora lui sta ridendo, gli risponde, voglio sentire anch’io: – Ho proprio una bella cicogna, non credi? -. Mamma ride, poi afferma: – Secondo me più che una cicogna sei, un mandrillo, spera però che mi stia sbagliando -. Ora il mio papà non ride più, è silenzioso, turbato, poi domanda alla mamma: – Mi vuoi far capire qualcosa? -. Ecco che la mia mamma gli dice: – Forse aspetto un bambino. Tra qualche giorno avrò la certezza, poi… -. Ma lui è preoccupato, vuole sapere le sue intenzioni, lei serenamente continua col dire: – So, che abbiamo quattro figli, ma lo vorrei lo stesso. Tu sai cosa ho passato con loro, troppo piccoli d’età l’uno all’altro, eppure sapere che posso averne un altro, mi rende felice, ora che sono più serena. Ora che anche la nostra storia si è solidificata ancora di più, che il tempo di odio tra noi l’abbiamo superato, e ciò nonostante continuiamo ad amarci, sentendoci molto più legati l’uno per l’altro, io lo desidero questo figlio, è un dono di Dio. Voglio tenerlo tra le braccia e cullarlo. Voglio vedere il mostro amore dare il suo frutto -. Lui però non è, d’accordo, sta dicendo: – So che tu desideri questo figlio, perché ti senti serena per il nostro futuro, credo anch’io che sia un dono del Signore, ma io, proprio non me la sento. Scusami, ti sembrerò di non avere un cuore ma, sono stanco per ricominciare. Loro mi fanno sentire vecchio abbastanza, non potrei affrontarne cinque. Ora sono finalmente cresciuti, e noi possiamo finalmente goderci momenti di relax, poi ci sono le scuole, stesso tu vuoi che studino ed i libri costano. Le spese ci sono e crescerebbero maggiormente, con un altro figlio. Quanto toglieresti a loro solo perché noi due ci siamo ritrovati più innamorati di prima? Ci hai pensato chi pagherebbe le conseguenze? No, no, un altro figlio non esiste.- Sento che mamma sta piangendo, lei si sente terribilmente in colpa perché mi desidera, papà, continua a dire: – Pensa, solo quante malattie esistono, scusa ma cosa ci offri a queste anime innocenti? Che vita vuoi donargli, quanti sacrifici vuoi fare sapendo in che mondo viviamo? -. Ma io papà non ti porterò spese, vedrai, non cercherò niente, voglio solo stare con voi, con la mia mamma, poverina lei mi vuole già bene. Ti prego papino, assicurami che mi vuoi anche tu. Stanno suonando alla porta, mamma va ad aprire, è la sorella di mio padre, vede mamma che piange e domanda cos’ha, le risponde il mio papà: – E’ incinta, ma io non sono d’accordo di portarlo avanti, oppure me ne vado da casa! -. Lei risponde: – Ma, come ti viene di volerne un altro. Io ne ho tre e mi danno problemi; vogliono questo, quello, il jeans firmato come lo porta la compagna, la camicetta ricamata, e poi i libri che ci vogliono per farli studiare, già ci danniamo per giungere a fine del mese con quel po’ di stipendio che ci passa lo stato, poi scusa, che vita ci offriresti tu che gi
ne tieni quattro? – Mamma non starla ha sentire, io non ti chiederò né camicette e né jeans, voglio solo stare con te, tra le tue braccia, e sentire che mi canti la ninna nanna mentre mi guardi che mi addormento sereno. Povera mammina mia, se sapevo di recarti un dolore, io non sarei mai scappato per poi farmi il nido nel tuo grembo. Non volevo farti soffrire, perché vuoi andar via di casa e lasciare la mamma papà?. Perché non mi vuoi?. Io non ti farò spendere soldi, vedrai, dammi solo un’opportunità per venire al mondo, già ti volevo bene, già conoscevo i miei fratelli e ora tu non mi accetti come figlio solo perché ti procurerei delle spese in più. Tu non mi ami e fai soffrire anche la mia mamma. Ora è la mia mamma a parlare: – Io non penso a questo bambino come ad una spesa in più. Si, sono cosciente che potremmo avere difficoltà da superare, ma penso anche che potremmo farcela insieme, se continueremo uniti la nostra vita godendo, di quei momenti che indubbiamente loro ci regaleranno superando le incertezze, le malattie, gli studi poiché noi li amiamo. Ma se proprio non te la senti ad accoglierlo e superare insieme tutto ciò che potrebbe derivarne, allora io non posso affrontare ancora una volta da sola ciò che include la responsabilità di un figlio sentendomi in colpa verso di lui, poiché si sentirebbe un errore, colui che ci ha fatto separare.-Papà ora dice: – Non puoi chiedermi di allevarlo, potrei odiarlo e avere del risentimento per le difficoltà che incontreremo di sicuro. Lo sai che il lavoro è incerto, non aspettarti il mio aiuto, questo figlio lo ritengo un errore, se dipendesse da me io abortirei -. No, mamma, non farlo. Io, sono un errore! Se proprio non mi vuole, io domanderò al buon Dio di riportarmi da lui, ma tu mamma non soffrire per me. Io, solo io, sono la causa di tutto questo. Volevo avere un papà ed una mamma, alcuni fratellini e sentirmi amato, accettato. Volevo sentirmi vivo insieme con voi, ed io avrei dato a tutti quanti voi il mio amore. Non avrei mai immaginato di sconvolgere le vostre vite, non sapevo che un papà poteva non accettarmi, non riconoscermi. Caro papà, non volevo farti sentire avvilito, impotente al solo pensiero di risentirti un’altra volta padre. E’ poi, mamma cara, non avrei voluto sentire le tue lacrime per me, ora sento le mani che mi accarezzano, il dolore che provi è tanto forte da riuscire a farmi sentire qui dentro la morte. Questo lago dove nuoto si sta trasformando in acque velenose, il tuo bel cigno sta morendo. Racconta di me ai fratellini, ma non dirgli mai che il mio papà non mi voleva, non dar loro questo dolore. Io avrei potuto essere un bravo figlio ed un buon compagno per mio fratello; ora tu stai scrivendo – Figlio mio, saremo stati benissimo insieme se anche economicamente avremmo potuto affrontare nuove spese. Tu per me sei un dono bellissimo che Dio ha voluto donarmi nuovamente. Ma spesso i sogni sono irrealizzabili, io non posso assumermi tutta da sola la responsabilità di donarti una vita difficile, in un mondo che sta morendo lentamente; questo forse Dio non lo sa, ma qui le cose vanno male, non troveresti pascoli fioriti e gonfi di rugiada, non riusciresti a vedere il cielo stellato con i suoi veri colori. Tu troveresti solo dolore. Miseria. Gente che muore uccisa da altra gente. Violenza e malattie che distrugge inesorabilmente questo mondo dove io desideravo vederti vivere solo per un mio desiderio egoistico. Ti avrei donato solo il mio amore. Ti avrei stretto al seno e cullato dolcemente. Ti avrei tenuto per mano mentre tu avresti mosso i primi passi. Avrei giocato con te sorridendo, ma poi avrei avuto il rimorso una volta che saresti cresciuto di averti donato una vita difficile senza poterti aiutare. Non Amore mio, non posso… Dedico a te questi righi. “ Addio bambino mio, io non ti vedrò mai, non conoscerò il tuo visino né il tuo sorriso, ne conoscerò le tue carezze, né i tuoi baci, perché bambino mio io ti dovrò uccidere. Ho! Cuoricino, bambino mio, non piangere, tu per me rimarrai per sempre vivo nel cuore, nella mia mente, perché croce non ti do, sepolcro neppure, tu vivrai per sempre in me, addio bambino mio “ – No, mamma tu non mi ucciderai perché io sto già morendo. Ho chiesto al buon Gesù di riportarmi dai miei compagni angioletti, mammina mia, porterò con me il battito del tuo cuore, custodirò i momenti più belli trascorsi insieme, il calore delle tue mani, quel sentimento che ci univa, il ticchettio di quando serena tu scrivevi. Oh mammina, come vorrei sentire per una volta sola un tuo abbraccio? Come vorrei sentire che discorri, con me, una volta soltanto, come fai con loro. Però sono dei bambini fortunati, spero che non ti facciano mai arrabbiare, che saranno buoni con te e ti vorranno sempre bene, come avrei fatto io. Mammina mia,se solo sapessi quanto dolore io custodisco, poiché per causa mia tu hai provato quelle emozioni che solo una madre può provare e poi dover rinunciare tuo malgrado. Perché, non mi è stata concessa una chance? Non vi avrei portati al fallimento finanziario, non avrei chiesto niente di più che non sarebbe stato solo amore, quell’amore che io ho provato per voi, un amore incondizionato. Lo stesso che mi ha portato a desiderare di chiedere al buon Dio di riportarmi da lui, pur di non far commettere un aborto, a te, la sola cui io mancherò davvero, addio. Mammina mia, è arrivata anche la morte del cigno. Ti vedrò da lassù. _ Addio bambino mio, ti porterò sempre nel cuore -. ADDIO MAMMINA CARA.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *