Storia dell’università di Bari

L’università di Bari, pur essendo fra le maggiori d’Italia, non ha alle spalle una tradizione secolare: la sua inaugurazione ebbe luogo il 15 gennaio 1925, nella cornice del teatro Petruzzelli (incendiato da mano dolosa, oltre dieci anni fa, e non ancora restituito al suo pubblico). Ma, prima di allora, quali erano i luoghi di espressione della cultura? Dove si formava la classe dirigente pugliese? E ancora, quali percorsi – organizzativi, politici, culturali – portarono all’istituzione dell’ateneo barese? A queste e ad altre domande risponde la “Storia dell’università di Bari” di Ernesto Bosna, edita da Cacucci e giunta alla seconda edizione.
L’autore, docente alla facoltà di scienze della formazione, prende le mosse dal clima storico del XIII secolo e ci conduce, lungo un arco temporale di ottocento anni, fino ai giorni nostri. Apprendiamo così che Federico II, per evitare l’esodo degli intellettuali meridionali, dispose che a Napoli sorgesse uno studio generale – la prima università del Mezzogiorno. Opera meritoria, fra le tante del sovrano, se non fosse stata accompagnata dal divieto che alcun’altra città del regno godesse dello stesso privilegio. La proibizione resterà tale, in forma più o meno attenuata, ancora per secoli, condizionando evidentemente lo sviluppo della cultura meridionale (se non lo sviluppo meridionale tout court). Bisognerà attendere il tardo Cinquecento per un mutamento della situazione, e comunque il XVIII secolo e l’ideologia illuminista per un reale decollo dell’istruzione superiore in Puglia.
Ma fermiamoci qui, per non privare il lettore del piacere di apprendere la storia dell’università di Bari dal libro di Bosna. Un libro, per la verità, che si presta a più livelli di lettura: ai cultori di studi classici o di storia patria non sfuggiranno quei riferimenti – alti di tono e di dottrina – che l’opera contiene; il lettore di altra formazione troverà di che appagare molte curiosità, e potrà appropriarsi di un “pezzo” importante di storia locale. A entrambi è rivolto il ricco apparato iconografico: riproduzioni di lasciti e registri d’epoca, lettere di monarchi, documenti di ogni genere.
Se un appunto ci sembra di poter muovere, a un libro così ben fatto, è quello di aver ripercorso quasi soltanto la Storia dell’istituzione, tralasciando le molteplici storie, con la minuscola, di chi – studenti, docenti, lavoratori – all’istituzione ha dato impulso, impresso vita e vitalità.

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