BAR AGNELLO

 

Giornata strana oggi, ho appena conosciuto Janis Joplin, stessi occhi, stessa faccia, stesso abbigliamento.
Ma andiamo con ordine, per motivi di lavoro sono andato a Borghetto Lodigiano, un paesino di poche anime sperduto nella campagna. Qui il cielo é blu WINDOWS 95, le nuvole sembrano disegnate a matita, i campi sono tutti coltivati ed ogni tanto salta fuori un trattore o un contadino. Per me che esco dal grigiore di Milano é quasi un paradiso terrestre e aspetto di vedermi sbucare da un momento all’altro Adamo ed Eva con tanto di serpente.
Sono in anticipo quindi, spinto dal caldo entro in un bar per prendere qualcosa. Nella piazza non c’é molto da scegliere. L’insegna, dipinta sul muro a caratteri romani, dice “BAR AGNELLO”.
Entro, l’interno risale alla prima guerra mondiale, l’ambiente é squallido, sporco. Il gestore si toglie le dita dal naso e mi rivolge uno sguardo pieno di stupore.
“Mani in alto, questa é una rapina!!” sono tentato di dirgli, ma sembra già abbastanza spaventato di vedermi, quindi decido di ordinare un the freddo.
Il poveretto cade nello sconforto, rivolge uno sguardo disperato al locale, poi a me.
“Se non ha il the freddo può anche darmi qualche cosa d’altro” lo consolo.
Sembra più rilassato, sta per agguantare una bottiglia di aranciata poi il suo sguardo si illumina “No ce l’ho, eccolo!!” e le sue mani stringono come fosse il Santo Gral una lattina di ESTA THE estratta da qualche posto non precisato sotto il banco.
Devono essere anni che a Borghetto non viene bevuto un the. Me lo gusto fino in fondo placando la mia sete e guardando fuori la piazza, la chiesa, la banca, il tabaccaio (chiuso) e le cinque case semidiroccate che compongono il paese. Quattro ragazzi chiacchierano davanti al bancomat che deve essere il loro punto di ritrovo.
Che cazzo di tristezza incontrarsi davanti al bancomat.
E mentre me ne sto lì cercando nella stronzaggine di quei quattro ragazzi di provincia dei punti in comune con la stronzaggine dei ragazzi di città, arriva lei. La Janis Lodigianotta fa il suo traballante ingresso al Bar Agnello, sandali Indiani, tatuaggio tribale sul braccio sinistro.
Ci fissiamo, io i suoi occhi acquosi, lei i miei occhiali neri. Mi sorride, le sorrido, poi si lascia cadere definitivamente sul banco e ordina un “bianco”.
Per pochissimi istanti credo di aver capito male, ma poi l’amico barista, interrotta la sua attività scaccolatoria, le versa un bicchierozzo di vino. Lei mi guarda da dietro il bicchiere.
“Cazzarola, ti fai i bianchini alle tre del pomeriggio?” gli dico io stupito.
“E non é neanche il primo!” risponde lei orgogliosa mostrandomi attraverso un ampio sorriso una bella fila di denti cariati.
I casi sono due, penso, o é stato l’alcool a rovinarle i denti o la droga. Guardo le braccia, niente buchi, é proprio colpa dell’alcool.
“Cosa fai da ‘ste parti, non sei di qui giusto?”
“Son di Milano” le dico offrendogli una sigaretta.
“I ragazzi della zona li conosco tutti, e tu sei troppo carino per essere di qui”
Il complimento mi inchioda, non so mai come reagire quando una ragazza me ne fa uno, anche perché nessuna me ne fa mai, ce ne voleva una ubriaca. Non sapendo cosa rispondere le mostro il mio sorriso ed i miei denti gialli di nicotina, anche se non potranno competere con i suoi marci per l’alcool. Approfitto della pausa riflessiva per guardarla meglio, é proprio un cesso, ma a me piace lo stesso, primo perché é la sosia (in brutto) della Joplin, secondo perché é alcolizzata, ed io ho sempre avuto un debole per le alcolizzate. Ma non c’é il tempo per costruire una bella storia d’amore e per me é troppo presto per iniziare a bere, già lo so che se mi fermo qui a parlare finisce che ci sbronziamo tutti e due.
Vabbé voglio lasciarle un bel ricordo di me, offro io e mentre lascio scivolare i soldi nelle mani del barista lei mi concede l’ennesimo sorriso. Ancora un paio d’anni e quei denti cadranno tutti e lei sorriderà con le gengive e diventerà una vecchia alcolista cirrotica senza denti appoggiata al banco del “BAR AGNELLO”.
Ciao Janis se ripasso ci beviamo qualcosa insieme, sappi comunque che rimpiangerò la bella storia d’amore che potevamo far nascere e poi chissà, forse un giorno ci rincontreremo, magari proprio lì davanti al bancomat.



Mauro Righi