Una questione di giustizia

 

Erano le 10 di sera, di quel Venerdi' sera, ed in quel tratto di strada non c'era praticamente anima viva, non una macchina, non una persona, sembrava che improvvisamente tutta la popolazione avesse deciso di chiudersi in casa per mutuo accordo, senza una ragione apparente. In fondo non era ancora inverno, erano solo i primi giorni di Ottobre, non c'era ancora quel freddo secco e pungente che aveva sempre caratterizzato quella cittadina di provincia del Michigan,freddo che qualche anno raggiungeva anche i 20° sotto zero, e li' si' che c'era da rinchiudersi in casa! Ma per John Hornsby non faceva molta differenza, quella sera era la sua sera, l'aveva aspettata da molto tempo ormai, l'aveva aspettata da troppo tempo ormai, era la sua sera di liberta' in cui avrebbe fatto di tutto per divertirsi, per dimenticare tutti i problemi, le frustrazioni sul lavoro ed anche la morte del suo amico Jim e la moglie, assassinati in casa durante la notte da sconosciuti appena un anno prima, l'estate dell'anno appena passato. Era stato uno shock per lui, era stato un terribile shock, e per mesi non era riuscito a riprendersi, s'era chiuso in casa isolandosi dal mondo e non voleva piu' vedere nessuno, non voleva piu' parlare con nessuno, era come se ce l'avesse con tutti, con la gente, con la societa', con la polizia che ancora dopo un anno brancolava nel buio ed anche con se stesso che non aveva potuto far niente per aiutarlo, che non era li' al momento opportuno per aiutare quello che era stato il suo amico di sempre, suo compagno di tante avventure e la sua povera moglie, Cindy, con cui si conoscevano sin da bambini. Ma era il modo in cui era avvenuto il fatto che era stato tremendo, che era stato uno shock piu' di tutto. Se fosse avvenuto nel sonno mentre dormivano sarebbe stato diverso, ma era avvenuto tutto "alla luce del sole", questi teppisti s'erano introdotti in casa e, dopo esser penetrati nella loro stanza, avevano prima immobilizzato lui e poi sotto i suoi occhi avevano violentato a turno e poi ucciso brutalmente lei e dopo avevano ammazzato anche lui. Questa era stata la ricostruzione della polizia. Era stato un macabro gioco crudele senza un fine, un macabro gioco di cui lui non riusciva ancora a farsene una ragione. La polizia non era riuscita a scoprire niente, non c'erano testimoni, non c'erano delle prove evidenti, non c'era niente di niente ed oltretutto vivevano in una casa isolata a cui si poteva accedere senza problemi, senza che nessuno si potesse accorgere di niente. Gliel'aveva detto mille volte che non era un posto per loro quello, ma lui non gli aveva mai voluto dar retta..e questo era il risultato. Lo odiava per questo ed odiava anche se stesso per non aver insistito abbastanza. Non ci poteva ancora credere che potesse succedere una cosa cosi' e gli autori di un tale crimine potessero poi farla franca, potessero andarsene in giro impuniti come se niente fosse, avevano brutalmente assassinato due persone e se la cavavano cosi' senza un minimo di giustizia. Credeva di essersi liberato di tutti quei pensieri che lo avevano assilllato per tanto tempo, ma improvvisamente si accorse che era tutta un'illusione, mentre scendeva dall'auto e si incamminava per la strada improvvisamente riapparvero piu' nitidi che mai, come se quella leggera brezza che si era improvvisamente levata e che spazzava via le strade ormai ricoperte di leggere e fragili foglie autunnali facendo riaffiorare in superficie il duro e grigio sfondo d'asfalto, avesse spazzato via anche i suoi leggeri pensieri di spensieratezza e pace e facesse riaffiorare quel che c'era sotto, i duri e bui pensieri di morte, ingiustizia e assassinii. Anche nel locale in cui si era recato le cose non migliorarono,il suo stato mentale era quello, combattuto fra il metterci una pietra sopra per sempre ed accettare la realta' per quella che era, ed il pensiero che potesse succedere una cosa simile e rimanere impunita e dimenticata. Camminava a testa bassa diretto di nuovo verso la sua auto, che non sapeva neanche lui perche'aveva parcheggiato cosi' distante, quando improvvisamente dei rumori lo fecero sobbalzare fuori dal suo turbamento proprio come se qualcuno lo avesse afferrato per le spalle e lo avesse scosso con violenza e prepotenza per farlo risvegliare. Si volto' alla sua sinistra e vide la scena che per tanto tempo aveva solo immaginato nei suoi piu' torbidi pensieri, quello che tante volte si era auspicato di poter assistere e tante volte si era detto:"se solo potessi esserci...". Beh,quello era il suo momento, quello era il momento che aspettava, li' di fronte ai suoi occhi si stava verificando probabilmente un episodio di violenza destinato come tanti a restar impunito. Nell'angolo piu' lontano di un vicolo semibuio adiacente ad un edificio in mattoni scuri di non ben definito stile architettonico, con delle decorazioni, archi e capitelli che sembrava fossero stati messi li' tutti assieme per riassumere gli stili romanico, barocco e rococo' in un colpo solo, c'erano due uomini vestiti in soprabiti scuri che sghignazzando e parlando a bassa voce erano chini in atteggiamento sospetto, come se sotto di loro ci fosse qualcosa o qualcuno. Poi quando uno dei due porto' le mani alla vita tutto fu chiaro cosa stavano facendo, o meglio cosa stavano per fare. Decise di avvicinarsi ancora un po' per vedere meglio,per essere sicuro al 100 per 100, ora vedeva chiaramente tutto, vedeva quello che non poteva piu' far finta di non vedere o capire. Questi due stavano chini su una ragazza..e la stavano violentando. Lei era li' inerme e non reagiva,non emetteva neanche un verso, era probabilmente tramortita o atterrita dalla paura, era li' distesa per terra e quei due bastardi stavano facendo i porci comodi loro senza che nessuno glielo impedisse. Ma lui era li' adesso, e lui poteva fare qualcosa, poteva impedire che un ennesimo episodio di merda avvenisse e basta. Ora li poteva vedere bene, uno almeno lo vedeva chiaramente in faccia, era un bianco sulla trentina, con la faccia mezzo butterata e la barba incolta e lurida,come lurida doveva essere la sua mente per fare quello che stava facendo. L'altro era di spalle, ma all'improvviso si giro' e lo pote' vedere,anche se solo per pochi secondi, vide il ghigno dipinto sulla faccia, il ghigno di uno sicuro di se' e sicuro del fatto che niente gli avrebbe impedito di portare a compimento la porcata che stava facendo. L'avevano visto, s'erano accorti della sua presenza, della sua sagoma scura immobile in mezzo al vicolo che li osservava senza fiatare, senza emettere un rumore, se n'erano accorti e..non gliene sbatteva niente! Si guardarono in faccia...e ricominciarono come se nulla fosse. La sua presenza non li aveva minimamente spaventati, ma forse non avevano tutti i torti,lui se ne stava li' immobile e li fissava senza fare niente, come se fosse uno spettatore imparziale che non c'entrava niente o come se stesse guardando un film al cinema e non potesse fare niente. Semplicemente la paura lo aveva assalito, una paura tremenda lo teneva li',bloccato al terreno, come se fosse improvvisamente diventato di pietra, una statua di pietra incapace di emettere un suono o di fare un minimo gesto. Poi il panico lo prese e comincio' a correre, correva piu' veloce che poteva, come se quei due stessero inseguendo lui, come se fosse lui la povera vittima che stava lottando per sopravvivere e non invece quella povera ragazza che non era neanche riuscito a vedere in faccia. Arrivo' alla macchina bestemmiando contro se stesso perche' aveva parcheggiato cosi' lontano, mise in moto e parti' sgommando in direzione opposta da quella da cui era venuto, pigiava sull'acceleratore come se stesse tentando di raggiungere una velocita' mai raggiunta prima, sperando forse inconsciamente di essere fermato, che qualche pattuglia di polizia ferma in qualche posto nascosto lo fermasse e lui potesse ancora far qualcosa, potesse portarli in quel vicolo ed impedire quel che stava accadendo. Ma non lo fermo' nessuno, non c'era nessuna pattuglia, c'era solo lui e la sua coscienza. Arrivo' a casa e si sdraio' a letto. Si alzo' e si getto' sotto la doccia, come per svegliarsi, come se quello fosse solo uno dei suoi tanti sogni di quei tempi, sperando che fosse solo un sogno. Ma non era cosi', uscito dalla doccia si accorse che quella era la realta', quei due gli tornavano alla mente e non se ne poteva liberare, non si poteva liberare di quello che era successo quella sera, ora era sdraiato nel suo letto e fissava il soffitto immobile, inerme, proprio come inerme ed immobile era stato in quel vicolo senza poter muovere un muscolo, paralizzato dalla paura. Perche', si chiedeva, perche' quella sera era voluto uscire ed andare in citta'? Perche' aveva fatto una cosa simile? Malediceva il momento in cui aveva preso quella decisione, malediceva se stesso per quello che non aveva fatto, malediceva la vita in generale. Ma in fondo cosa avrebbe potuto fare? Quelli probabilmente erano dei delinquenti efferati e lui solo uno sparuto ragazzotto di provincia senza esperienze nelle vita, armato solo di begli ideali, e poi erano in due e lui era solo, e poi probabilmente erano armati e lui no...No, non c'era giustificazione per quel che aveva fatto, era scappato via a gambe levate, era scappato come un vigliacco lasciando quella povera ragazza nelle mani di quei due bastardi, non se lo sarebbe mai potuto perdonare, non se lo sarebbe perdonato per tutta la vita. Passo' la notte cosi' fra rabbia e rimorsi con l'angoscia tremenda di alzarsi la mattina e leggere sul giornale di uno stupro ed assassinio di qualche ragazza, allora si' che il rimorso l'avrebbe perseguitato per tutta la vita! La mattina seguente apri' tremolante il giornale sperando fino all'ultimo di non veder scritto niente, con l'assurda speranza che non fosse successo, come se il non vederlo scritto sul giornale potesse cancellare quel che lui sapeva che era successo, perche' era li', perche' l'aveva vissuto lui in prima persona. Sfogliava lentamente il giornale e niente, solo notizie di politica ed economia e quando credeva di "avercela fatta" lo vide, lo vide in fondo alla pagina quel trafiletto apparentemente senza importanza, e gli si gelo' il sangue nelle vene, per un attimo rivisse quella sensazione di panico che gli aveva gelato il sangue la sera prima. L'articolo diceva:"Trovata ragazza svenuta e seviziata in un vicolo" e poi continuava dicendo che era stato un passante a vederla, a soccorrerla ed a chiamare la polizia...La ragazza allora era viva! Quei due non l'avevano ammazzata, avevano fatto quello che stavano facendo e poi l'avevano lasciata li' cosi', seminuda e svenuta in quel lurido vialetto. Si senti' improvvisamente un altro, come se le sue preghiere fossero servite a qualcosa e quasi inconsciamente alzo' gli occhi al cielo ed esclamo':"Grazie Dio", ringrazio' quel Dio in cui ormai non credeva piu' da tanto tempo, perche' adesso l'aveva graziato,, l'aveva graziato di questo ennesimo colpo, come se si fosse intenerito per quello che aveva gia' passato, come se gli volesse dare un'altra possibilita'. Ed e' cosi' infatti che la visse John Hornsby, adesso aveva un'altra possibilita', poteva fare giustizia, poteva rintracciare quei due e denunciarli alla polizia, lui era un testimone oculare, li aveva visti in faccia, poteva ripulire il mondo di quegli scarti umani, poteva farli rinchiudere in galera per sempre e far gettare via la chiave! Mentre si recava in ufficio tutti questi pensieri gli frullavano per la mente, si sentiva come rinnovato di una carica vitale che credeva ormai di aver perso del tutto, proprio come un anno prima, quando aveva appreso della morte di Jim e Cindy e s'era ritrovato da solo, senza piu' i suoi due piu' cari amici. Tutto il giorno e tutti i giorni seguenti li passo' cosi', a rimuginare su quel che avrebbe fatto, a pensare a quella che sarebbe stata la sua prossima mossa. Ogni giorno controllava il giornale per vedere se lei li aveva denunciati, se erano gia' stati rintracciati, ma niente, nessuna notizia, forse lei non li aveva visti bene in faccia, in fondo quel vicolo era buio e lei semisvenuta, o forse lei aveva avuto paura, paura di denunciarli ed aveva deciso di tacere, temendo che fosse solo la sua parola contro la loro, che se la sarebbero cavata comunque. Ed ogni volta si sentiva come risollevato, si sentiva contento quasi che lei non avesse fatto niente, che non li avessero ancora rintracciati, perche' voleva dire che toccava a lui aiutare quella povera ragazza, lui l'avrebbe sostenuta, l'avrebbe supportata nel processo, perche' lui aveva visto, era un testimone oculare e non importa se lei l'avrebbe odiato perche' al momento non aveva fatto niente, quello era un prezzo da pagare, un prezzo che doveva pagare per avere giustizia. Finalmente dopo giorni e giorni di rimuginamenti si decise, si decise a fare la prima mossa. Si sarebbe recato di nuovo in quel vicolo, in quella strada, ed avrebbe rifatto esattamente lo stesso percorso che aveva fatto quella notte. Non successe niente. La notte successiva ripete' l'operazione, ma non successe niente ancora. E cosi' anche la notte dopo. Cominciava a scoraggiarsi quando decise di cambiare piano e recarsi in quello stesso locale in cui s'era recato quella notte, che in fondo, non era poi cosi' distante dal luogo dello stupro. Niente. E cosi' la notte dopo e la notte dopo ancora. Quei due sembravano scomparsi nel nulla. Forse avevano cambiato citta', forse si erano nascosti finche' le acque si fossero calmate. Ma quei due non sembravano dei tipi timorosi di qualcosa, si ricordava bene John quel ghigno, quel sorriso sicuro di se' di uno dei due, se lo sarebbe ricordato bene per sempre. Riacquistata fiducia nelle sue teorie si reco' di nuovo in quel locale e si sedette ad un tavolino un po' in disparte, in modo che nessuno entrando potesse notare la sua presenza. Aspetto' un'ora, due ore, tre ore e quando stava per alzarsi ed andare a saldare il conto, ormai piuttosto elevato, finalmente le sue speranze vennero appagate: li vide entrare nel locale discutendo animatamente non si sa di cosa con quei loro soprabiti scuri che aveva notato subito quella famosa sera. Si risedette immediatamente, sperando di non essersi fatto notare, in fondo non era sicuro che quelli l'avrebbero riconosciuto, non sapeva con sicurezza se quella sera l'avevano visto o no in faccia. Aspetto' buono buono un'altra ora, finche' quelli decisero di alzarsi ed andarsene, al che si alzo' anche lui e decise di seguirli. Camminavano a passo abbastanza deciso circa 50 metri davanti a lui, e si dirigevano proprio nella direzione di quel famoso vicolo dov'era avvenuto il fatto. Forse quei due abitavano proprio li'vicino, forse erano "di casa" in quei posti. Ma arrivati al vicolo tirarono dritto, senza degnarlo di uno sguardo quasi, come se fosse per loro uno dei tanti vicoli senza un particolare significato. Continuavano a camminare e lui sempre dietro, era deciso ad andare sino in fondo, a scoprire dove vivevano e a denunciarli alla polizia, non sarebbero sfuggiti alla giustizia, questa volta non sarebbe successo. Ormai camminavano da 20 minuti circa, lui sempre dietro e loro davanti a 100 metri circa, non s'erano accorti di lui, non s'erano accorti di niente, ma ad un certo punto svoltarono l'angolo di un edificio e scomparvero alla sua vista. Allora John accelero' il passo, non voleva perderli, non doveva perderli, comincio' a camminare sempre piu' velocemente finche' si mise a correre e svolto' l'angolo che avevano svoltato loro senza pensare piu' alle precauzioni che avevano guidato i suoi passi sino ad allora. Lo assali' il timore di averli persi e cosi'..si ritrovo' improvvisamente in mezzo alla via, allo scoperto, con quei due li' fermi sulle gradinate di una palazzina mezzo diroccata, che sembrava tutto fuorche' la casa di un essere umano. I due si girarono di scatto come due gatti che fiutano la presenza di un cane e si misero a fissarlo. Lui non poteva piu' tornare indietro ormai e decise di proseguire come se niente fosse, come se si stesse dirigendo verso quella parte normalmente, come aveva fatto decine di volte. Adesso li avrebbe visti bene in faccia, li avrebbe fissati dritti negli occhi e se li sarebbe stampati bene nella mente, in un modo tale che non avrebbe avuto il minimo dubbio quando li avesse denunciati, non ci sarebbe stata la minima esitazione nel riconoscerli. Adesso avrebbe anche saputo se quei due lo avevano visto bene in faccia quella sera, avrebbe preferito non scoprirlo in questo modo, ma ormai era li' e non poteva cambiare quella situazione. Camminava lentamente e li fissava, ma non in modo insistente, distrattamente, in un modo distratto il piu' normale possibile, come avrebbe fissato distrattamente qualunque altro estraneo, poi abbassava lo sguardo come se stesse pensando ai fatti suoi. Ma adesso anche dei nuovi dubbi e pensieri affioravano nella sua mente: e se quella ragazza si fosse tirata indietro? Se avesse avuto paura? Se all'ultimo momento non ce l'avesse fatta? Quelli allora se la sarebbero cavata, non sarebbe servita a niente la sua testimonianza, quelli avrebbero continuato ad andare in giro impuniti a stuprare e ad ammazzare magari....Ma ormai era arrivato alla loro altezza, li stava incrociando e cosi' alzo' lo sguardo alla sua sinistra e li guardo' intensamente in faccia per pochi secondi, come se i suoi occhi fossero diventati un obiettivo ed il suo cervello una macchina fotografica. Continuo' a camminare come se niente fosse, ormai li aveva superati e li aveva fissati bene in mente e quelli non avevano detto niente, non l'avevano riconosciuto. All'improvviso pero' con un gesto meccanico, quasi come un automa, cambio' direzione e si diresse nuovamente verso di loro. Doveva essere impazzito a fare una cosa del genere, ma le sue gambe si muovevano da sole, non riusciva a fermarle, ora era di nuovo alla loro altezza, ma questa volta non passo' dritto, si fermo' di fronte a loro e rimase li' immobile in silenzio, come quella sera nel vicolo....li fissava e non diceva niente...erano dei secondi interminabili, i piu' lunghi che avesse mai vissuto, ma all'improvviso vennero interrotti dalle parole di uno dei due che lo fissava fin dall'inizio con lo sguardo dapprima quasi sbigottito, poi stizzito e poi decisamente minaccioso e che improvvisamente esclamo':"E tu che cazzo vuo..?!". Non fece in tempo a finire la frase: due colpi secchi, quasi a bruciapelo lo freddarono immediatamente, cosi' come un ulteriore colpo freddo' stavolta il compare. John aveva estratto la pistola che aveva in tasca e si era portato con se' tutte quelle sere ed aveva fatto fuoco. A quel punto si allontano' camminando velocemente, ma non troppo, diretto verso la sua auto nella direzione da cui era arrivato inizialmente. E mentre era in auto e guidava verso casa pensava a quella sera in quel vicolo ed al ghigno malefico di uno di quei due, e mentre ci pensava..un ghigno apparve anche sulla sua faccia, un ghigno di soddisfazione..e pensava fra se' e se' che lui non era come loro, perche' quella era stata l'unica soluzione, perche' l'aveva fatto per Jim, l'aveva fatto per Cindy, l'aveva fatto per quella ragazza, l'aveva fatto per se'...era stata solo una questione di giustizia.

 


Mauro Ledda