I SEGRETI DELLA SFERA
di Vittorio Baccelli

Tutto intorno è luce, una luce così splendente che m'impedisce la vista. Non riesco a ricordare come mi trovo in questo posto e neppure so più chi sono.
Mi sembra d'esser sempre stato, questo spazio forse è la mia casa, ma non ne ho la certezza
La sfera: sono penetrato nella sfera, quella che si staglia immobile al di sopra dell'immenso cratere dei cristalli. La sfera sospesa eternamente in aria. No, non è sospesa, essa precipita ma contemporaneamente scorre indietro nel tempo in maniera sincrona sì che pare immobile e librata nella sua caduta infinita.
Riesco a vedere la luce, ora so di trovarmi all'interno della sfera e so anche di non essere io la luce, sono qualcosa d'altro. Sono un essere senziente: sono nella sfera e non sono la luce.
Ho un corpo, di questo ne sono certo, ma al momento il corpo dev'essere da qualche altra parte, io sono qui con le mie terminazioni nervose, con la mia presenza sottile.
Mi concentro su ciò che sono adesso e mi ritrovo ad ammirare tutto un insieme di frattali in movimento, so cosa sono, riconosco le configurazioni e un segmento di frattale, una forma dentata sulla sommità d'un ricciolo... m'attira... m'intriga: è questa la mia provenienza...
Lasciando alle spalle la luce sfolgorante mi getto nel nucleo di me stesso e ritrovo la configurazione familiare, spicco il volo all'interno e mi dirigo verso un più piccolo ricciolo autosomigliante, e poi ancor più all'interno. Mi arresto e metto il set più a fuoco, c'è un prato adesso e il mio corpo nudo è disteso al sole: sembra sognare.
Il prato è immenso e si dipana lungo tutto l'orizzonte, l'erba verde è puntellata da infiniti fiori.
All'interno dei colori d'un fiore parto alla ricerca del mio io, pian piano mi addentro nelle zone limite tra una sfumatura e l'altra e infine scorgo la configurazione frattale più familiare, l'insieme di Mandelbrot.
Mentre la memoria riappare sempre più nitida, mi spingo parallelo al perimetro fino ad un lungo braccio, il più lungo dell'insieme e mi appare la configurazione della croce poi arrivo alla porzione dentata sulla sommità d'un ricciolo, è questa nella quale m'identifico.
Mi lascio scivolare sulle morbide linee della croce, n'assaporo i contorni familiari, la percorro in ogni suo spazio, infine mi tuffo nella porzione dentata addentrandomi nuovamente in un più piccolo insieme che percorro fino al braccio, poi individuo la croce, la porzione dentata e di nuovo mi tuffo verso un ancor più piccolo insieme e così via assaporando l'autosomiglianza.
È un gioco, una ragione di vita, un atto mistico che potrei condurre all'infinito.
L'uomo ha scoperto molto tempo fa queste zone di confine, poi ogni singolo individuo si è identificato in una piccola porzione di esse e il frammento è divenuto il nome e l'individuo.
Il tutto ebbe inizio con le scoperte sulle geometrie frattali, dall'insieme di Cantor e di Julia all'attrattore di Lorenz e poi il principio d'indeterminazione di Werner Heisenberg ed ancora Lorenz con la teoria del battito d'ali d'una farfalla: l'effetto farfalla.
Il caos svelava i suoi segreti mentre i sistemi complessi collassavano uno ad uno.
E anche la pluirimillenaria civiltà umana collassò sotto lo stimolo e la realizzazione delle universali leggi del caos.
E il collasso portò nuova conoscenza, le zone limite, di frontiera, si rivelarono fonti di vita e d'evoluzione.
Lo sviluppo delle equazioni differenziali, degli algoritmi, le zone d'attrazione magnetica, i campi gravitazionali, le variazioni cromatiche, tutto portava ad un nuovo mondo che divenne percepibile all'uomo senza l'ausilio dei computer.
E l'umanità trovò la propria ragione d'essere, le proprie radici, il proprio futuro, ove individuo e specie s'intersecavano in volute geometriche sempre più complesse.
Ed è nell'insieme di Mandelbrot che l'umanità ha incontrato altre culture.
L'insieme è ovunque e lo vado ricercando nei colori dei fiori, nei raggi del nostro sole, nel magnetismo terrestre, nella bioenergia del mio o degli altri corpi.
Nell'armonia del caos la vita diviene una continua ricerca, un crogiuolo di conoscenze e d'esperienze.
Gradualmente abbiamo preso dimestichezza con le nuove realtà e man mano che la conoscenza s'ingigantiva le percezioni delle zone di frontiera si sono fatte più visibili, più reali, poi veramente concrete. Il tutto svelando i suoi misteri risulta molto armonico, l'energia ci nutre, passiamo la maggior parte delle nostre giornate ad affinare l'esplorazione degli insiemi che si concatenano all'infinito, da soli o in gruppo.
Sappiamo d'aver imboccato la strada che porta ad una nuova civiltà, di tipo ben diverso da quelle nel nostro passato.
L'evoluzione del caos modificando le percezioni sta modificando anche i nostri corpi.
Navighiamo anche nei nodi gravitazionali, ci addentriamo nelle radici dell'umanità e nel suo destino, n'assaporiamo le coincidenze e le autosomiglianze.
Il multiverso trabocca d'energia creativa, è quella intuita da Reich e che Tesla per primo mise a frutto unificando le teorie che Einstein aveva matematicamente accennato.
Ma ecco, siamo riusciti a spingerci oltre, in altri pianeti, in altri quando, finché siamo giunti al mondo dei cristalli di quarzo, con l'enorme cratere e l' enigmatica sfera sospesa su di esso, che precipita all'infinito restando come un satellite geostazionario, al suo posto.
La sfera è il mistero, forse è dio... e io l'ho adesso penetrata, il suo interno porta a tutti gli esterni, e al suo centro scivolando sempre più nell'infinitamente piccolo si torna al punto di partenza, c'è coincidenza e le grandezze s'annullano.
È come salire in una torre di babele alta all'infinito e toccare la volta di pietra del cielo di quel mondo: perforarla e sbucare nel deserto ove in lontananza si scorge l'altezza possente della torre.
Mi si dirà che un mondo così con la pietra come cielo non può esistere, ma ammettendo l'infinito, il resto è automatico.
Sono rientrato nel mio corpo, così come sono tornati i ricordi e la memoria, la sfera non è più oggi un mistero. Oggi l'uomo ha iniziato a violarne i segreti.