L’occasione storica della celebrazione dell’Unità di un Paese europeo come l’Italia è unica per una riflessione sulla nostra o sulle nostre identità. È un passaggio collettivo nella vita di un popolo in un momento storico in cui la globalizzazione avanza velocemente, l’Europa procede a fatica ma procede, il mondo sta vivendo grandi trasformazioni. E allora: chi siamo noi italiani? Che senso ha l’Italia? Dove ci porterà la mediocrità della politica contemporanea, lo squallore della maggioranza al governo e la pochezza sterile di un’opposizione che non esiste?
Gianguido Palumbo, palermitano di nascita, veneziano e romano d’adozione, già autore di diversi lavori editoriali di respiro sociale, racconta il suo punto di vista in quest’intervista e in ottimo libro – NOITALIANI (Infinito edizioni, novembre 2010, 206 pp., € 14,00) – edito da poco e del quale Nando dalla Chiesa ha scritto: “Il campo di stimoli e di scorreria intellettuale definito da NOITALIANI contiene molte delle questioni più rilevanti che la storia, giunta ai 150 anni dell’Unità d’Italia, ci consegna e suggerisce di risolvere. Non ‘presto e bene’, che quasi mai è possibile. Ma con saggezza, questo sì. E con la disposizione di chi sa guardare alle vicende umane con l’occhio più lungo della cronaca”.
Gianguido Palumbo, quale Paese si propone di raccontare NOITALIANI?
Un “Bel Paese”, un buon formaggio andato in parte a male, semi ammuffito, che per essere ancora apprezzato ha bisogno di salvare il suo nucleo, forse ancora buono.
Puoi spiegare la genesi di questo titolo così curioso e particolarmente efficace?
NOITALIANI con una sola “i” esprime tre concetti: NOI Italiani, omnicomprensivo nel senso del tentativo di recupero di un’identità possibile; NO Italiani, nella negazione di appartenenza che stiamo proponendo di fatto ai cittadini stranieri-immigrati; NOI Italiani, plurale maschile voluto nella sua specifica sottolineatura delle responsabilità degli uomini italiani nel processo storico di degrado sociale del nostro Paese.
Centocinquant’anni dopo, fatta più o meno l’Italia, sono stati fatti gli italiani?
Esistono da anni molte teorie e dimostrazioni che questa frase può essere contraddetta o confermata allo stesso tempo: c’è chi sostiene che in realtà sia nato prima il “Popolo italiano”, la cultura italiana, che non la Nazione, e c’è chi sostiene che tutt’ora non esista un “Popolo italiano” dopo 150 anni di vita nazionale ma solamente uno Stato “guscio vuoto”. Credo che siano effettivamente giuste entrambe le tesi, a seconda che si consideri di più la dimensione culturale (lingua, arte, gastronomia, tradizioni ) o la dimensione sociopolitica ed economica. Sono però sempre più convinto che si sottovaluti l’importanza e la specificità positiva della multiculturalità e multietnicità italiane che rendono il nostro Paese veramente un unicum geopolitico culturale difficile da vivere e governare ma potenzialmente molto ricco di energie per sé e per altri.
Di quale sforzo ci sarebbe bisogno oggi per migliorare questo Paese e renderlo non più un Paese moderno ma un Paese contemporaneo che sappia finalmente guardare al futuro?
Innanzi tutto di un grande investimento economico strategico nel rilancio della formazione, della educazione e della produzione culturale che diventino motori propulsivi e progressivi di tutta la società italiana: investire in scuole di ogni ordine e grado, educazione permanente, aggiornamento, rialfabetizzazione, formazione professionale, alta formazione, ricerca, con un coinvolgimento pieno in questi investimenti dei mass media a partire dalla tv pubblica.
di Luca Leone ©Infinito edizioni 2011
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Titolo: Noitaliani da centocinquant’anni
Autore: Gianguido Palumbo
Editore: Infinito Edizioni
Collana: iSAGGI
Pagine: 206
Prezzo: euro 14,00
Isbn: 978-88-89602-89-8
Anno di pubblicazione: 2010
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