Macarico, signora dei Mani, e la conquista della Sierra Leone
Come una valanga, per un lungo periodo della storia africana il popolo dei Mani ha conquistato terre e popolazioni, condizionandone la vita e le tradizioni e imponendo un destino differente agli appartenenti a decine di etnie. Con la loro aggressività i Mani – guidati da una donna, la temibile e terribile condottiera Macarico – gettarono le basi della moderna storia dei popoli dell’Africa occidentale e della Sierra Leone in particolare. Laddove sono passati, i Mani – sebbene non abbiano lasciato né una loro lingua né testimonianze scritte – hanno creato una mistura completamente nuova di popoli ed etnie, investendo molte popolazioni con la loro forza e imprimendo evidenti tracce che si sono conservate nel tempo, fino a oggi.
Su questo incredibile popolo e sulla sua potente regina padre Gerardo Caglioni ha scritto un interessantissimo saggio dal titolo LA LEGGENDARIA STORIA DEI MANI, del quale padre Giulio Albanese ha scritto: “Padre Caglioni riesce davvero a scongiurare col suo avvincente racconto la maledizione denunciata a chiare lettere dallo scrittore maliano Amadou Hampaté Bâ secondo cui ‘in Africa quando muore un anziano è una biblioteca che brucia’. Al nostro missionario il merito di aver salvato una memoria di cui i sierraleonesi devono andare fieri ed essere riconoscenti”.
Di questo nuovo lavoro edito da Infinito edizioni (gennaio 2011) abbiamo parlato con padre Gerardo caglioni.
Padre Gerardo, chi erano i Mani e quale importanza hanno avuto per la storia africana?
I Mani – una scheggia del decaduto impero del Mali – furono un popolo guerriero che ha peregrinato per secolo circa nell’Africa Occidentale in cerca di terre e di ricchezze. Ha concluso il suo cammino nell’attuale territorio della Sierra Leone. Venne definitivamente fermato da due gruppi locali, specificatamente i Limba ed i Soso.
I cronisti del tempo raccontano che siano arrivati, quasi certamente per ondate diverse, sotto la guida di una terribile donna guerriera, la Macarico. La forza del suo esercito derivava dalla capacità di reclutare lungo il cammino i guerrieri di cui abbisognava – i terribili Sumba (che per forza di cose si alimentavano della carne umana delle vittime che uccidevano) – e allo stesso tempo dalla capacità di assoggettare le comunità e i popoli conquistati con un governo fortemente centralizzato. Così i conquistatori assumevano i costumi, la lingua e alcuni protagonisti locali, confondendosi e fondendosi definitivamente con loro. La loro importanza sta nel fatto che cambiarono il modo di vita di quelle popolazioni, divise e disarticolate, particolarmente nelle istituzioni, lasciando – come un marchio indelebile – una struttura sociale e politica molto centralizzata, che oggi, a distanza di 500 anni, sopravvive ancora.
I Mani erano un popolo conquistatore: come interagivano con le popolazioni che cadevano sotto il loro controllo?
I Mani si integrarono totalmente con i popoli conquistati, quasi liquefacendosi in mezzo a loro, ma nello stesso tempo determinando uno stile di vita politicamente molto centralizzato e socialmente interdipendente, come da noi fece la società medioevale, con il suo sistema vassallatico di interdipendenza, che aveva al suo vertice un unico e grande imperatore. Una volta conquistata una comunità o una popolazione, i Mani intervenivano sul potere locale stabilendo in modo efficiente nuove gerarchie all’ombra dei vecchi poteri locali. Operavano concretamente, anche se indirettamente all’inizio, sul governo locale scegliendo i protagonisti che avrebbero operato secondo i nuovi criteri politici e sociali. Ma anche economici (attraverso una particolareggiata tassazione della produzione agricola e commerciale) e militari (fornendo il personale necessario per la pesante macchina da guerra sempre in movimento).
Hai passato molti anni della tua vita in Sierra Leone. Che cosa è rimasto oggi tangibilmente di questo popolo? E cosa ti ha particolarmente impressionato?
Ho speso dodici anni della mia vita nella Sierra Leone. Ho conosciuto diversi popoli o gruppi etnici, in mezzo ai quali ho vissuto per un certo periodo. Certamente questi si caratterizzano per tradizioni e costumi differenti tra loro, oltre che per la lingua e le forme sociali. Quello che invece mi sembra particolarmente interessante, e praticamente molto simile per tutti, è la forma di governo locale, quella dei chiefdoms, che ha una struttura e una prassi praticamente comune a tutte le tribù della Sierra Leone. Comune nel senso che hanno un denominatore simile sia quelle comunità etnologiche che sono passate sotto la conquista e giurisdizione dei Mani, sia quelle che non sono mai state toccate da questa conquista, ma che anzi l’hanno ostacolata, fermando per sempre la marcia conquistatrice dei Mani.
Luca Leone
Fonte ©Infinito edizioni 2011
Il testo integrale dell’intervista di Luca Leone a padre Gerardo Caglioni è disponibile sul portale.
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LA LEGGENDARIA STORIA DEI MANI. Quando una potente regina conquistò la Sierra Leone – (Infinito edizioni, 2011, 144 pagine, 12 euro)
Per informazioni: Infinito edizioni 06/93162414
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