Il protagonista è un giovane gallerista e pittore romano. Per lui la vita non è mai facile e già da bambino passa attraverso alcune esperienze che non dovrebbero essere riservate nemmeno agli adulti. Ogni volta in cui la sfortuna lo sceglie, sente che lo stomaco gli si attanaglia e che si contrae come un pugno, in modo struggente e insidioso. A certe infelicità non si può ovviare, dichiara, ma questo non gli impedisce di dedicarsi alla sua passione per l’arte, che diventa il suo unico rifugio e attraverso la quale riesce persino a guardarsi nell’anima. Col tempo imparerà anche ad innamorarsi, rendendosi conto che in realtà il destino non esiste e che è solo una giustificazione inventata da chi si rassegna troppo facilmente.
Capitolo 1
“Tutte le felicità si assomigliano, tutte le infelicità sono diverse.” Non ricordo dove lo sentii dire, ma per me è vero. Ci sono dei livelli di infelicità che lasciano segni permanenti, che nidificano dentro la nostra anima come un virus allo stato latente, che non si manifesta quindi con segni o sintomi evidenti, ma che può condizionare la coscienza. In altri termini, a certe infelicità non si può ovviare. E io questo lo so bene. La mia vita, infatti, non è mai stata semplice e già da bambino ero passato attraverso alcune esperienze che non dovrebbero essere riservate nemmeno agli adulti. Certe ombre del mio passato, ogni tanto, mi tormentano ancora. A volte scompaiono, ma solo temporaneamente, per periodi imprecisi, e prima o poi riemergono. L’ombra più ricorrente è quella di…
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