Senza padre e madre, né rimorsi

Salvatore Corbello, un giovane psicolabile di Catanzaro, ricostruisce i suoi ultimi quattro anni nel mondo dei sani di mente attraverso l’estenuante ricerca della verità scritta in uno stile bulimico, irruento, allucinato, ma sempre ironico e divertito. Anni in cui smette di assumere psicofarmaci e rovina per sempre il rapporto che ha con la propria famiglia, tanto da sceglierne un’altra composta dai suoi migliori amici (Papà, Mamma e Zio; lui, Salvatore, è Figlio). I quattro, fragili creature vittime di un contesto arretrato, difficile ed indifferente, formano una banda irriverente ed autarchica, fanno del loro legame l’unica ragione di vita e consumano il loro tempo mettendo in atto una serie di folli goliardate. Ma il passaggio dalla minore alla maggiore età non sarà facile per Salvatore, alle prese con il Sud, quello delle dure periferie, con il rendersi conto di quanto l’amore sia smisuratamente più devastante dell’amicizia e con la sua solitaria battaglia contro la teoria psichiatrica della pazzia.

L’estratto
“…captai limpidamente la sensazione di un possente morso che mi divise in due l’addome dilaniandomi le costole, tutti gli organi vitali interni e la spina dorsale, ma fortunatamente io nuotavo, nuotavo e continuavo a nuotare con i soli arti superiori e non avevo nessuna intenzione di smettere, non ce l’avrebbe fatta mai e poi mai quel maledetto pescione cresciuto troppo a far fallire la missione; infine, con un ultimo morso mi mangiò anche il resto del torace comprese le braccia lasciandomi solo la testa. A questo punto non avevo altra scelta, avrei dovuto continuare a nuotare con la lingua e le orecchie, ma io non mi persi d’animo neanche questa volta e così feci sbattendo anche le palpebre, fino a che, ancora in preda al terrore da squalo che produceva simili terribili visioni nel cinema horror che era diventato il mio cervello impaurito, non mi ritrovai a battere con le mani sulla sabbia pervasa d’acqua dalle onde: ero arrivato direttamente sul bagnasciuga nuotando e avrei continuato a sguazzare a più non posso anche sulla spiaggia se non fosse che, finalmente e fortunatamente, capii.
“Cazzo, sono sulla terra ferma! Sono vivo! È fatta!””

L’autore
Sergio Covelli, classe ‘72, ha vissuto cambiando innumerevoli professioni, recapiti ed epiteti tra Salerno, Cosenza, Catanzaro, Firenze, Lecce, Roma, Caracas, Salvador de Bahia e Buenos Aires. Cresciuto musicalmente ascoltando i pesci del proprio acquario, tra il 1990 ed il 2003 è stato una delle menti della scena rock dei vari condomìni sparsi per il mondo in cui ha abitato, nonché cantante, paroliere e coproduttore artistico per ‘Lobotomia’ (un album) e ‘Neganeura’, (tre album e due compilation), compiendo una decennale attività concertistica. Nel frattempo, non contento di lavorare in gruppo, con il progetto personale ‘Zeza’, nel 2000, ha pubblicato un maxi-single elettrobeat per il mercato nord-europeo della musica elettronica. Laureatosi nel 1999 in Scienze Geologiche con tanto di pubblicazione su svariate riviste scientifiche ha presto capito che lo studio della Terra non sarebbe stata una passione duratura, così dopo incarichi da dirigente ripudiati all’apice del consenso, vari liberi professionismi ed aperture e chiusure di aziende dedite alla new economy, attualmente vive, tele-lavorando felice, tra le fatiscenti rovine romane della città eterna e gli altrettanto decrepiti palazzoni del Barrio Once di Buenos Aires. È appassionato di volo libero (ha volato per i club di parapendio ‘Top Level’ di Livorno e ‘Uccellacci’ di Firenze), computer graphic, web design, viaggi in Sud America (rigorosamente da solo ed in stile ‘mochilero’) e cappelli Borsalino. Ha amato e odiato Cobrello, Amanda e Mamuci. Ad oggi, tra gli innumerevoli deliri scritti, ha pubblicato due romanzi: ‘Zero Resto’ (dicembre 2006, Oppure Editore) e ‘Senza padre e madre, né rimorsi’ (marzo 2008, Edizioni Croce).

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Senza padre e madre, né rimorsi di Sergio Covelli
Pagine 188  – € 14,00 (i.i.)
ISBN 978-88-89337-79-0